Draghi tira fuori i muscoli: chiama i dittatori con il loro nome, stalkerizza le casa produttrici per avere più dosi, accusa i furbetti dei vaccini di essere delinquenti. Non la manda a dire a nessuno, ma sa che se non risolve presto la questione delle somministrazioni sarà emergenza sociale.
Da emergenza sanitaria a emergenza sociale. La gente non ne può più e gli esercizi commerciali, a partire dai ristoranti, vogliono date certe.
Il punto è questo: se quello che si dice è vero, e cioè che si vogliono vaccinare 500 mila persone al giorno, allora si è anche in grado di programmare le aperture.
Ma nulla, ancora si procede come se fossimo a un anno fa: chiudere come unica soluzione per diminuire la diffusione del virus.
Le proteste
Oggi ci sarà la manifestazione, non autorizzata, dei promotori della protesta “Io apro”, per lo più ristoratori. Ci si aspetta che possano esserci problemi di ordine pubblico, ma i lavoratori sono stanchi e vogliono avere almeno il diritto di manifestare.
Massimo Garavaglia, ministro del Turismo, in un’intervista a La Stampa dice che si riaprirà tutto il 2 giugno, tra due mesi. Ma sarà grazie ai vaccini o al caldo?
Mesi di lavoro per continuare a chiudere
Il mantra per tutti è sempre stato “utilizziamo questi mesi per prepararci”. Ma a cosa? A riaprire? Ma se si continua solo a chiudere?
Soprattutto non si capisce cosa si stia facendo ad esempio per la scuola, per i commercianti che hanno dato fondo ai risparmi, per i mezzi pubblici, per gli anziani chiusi in casa, per le famiglie che non reggono più psicologicamente. E anche per quei lavoratori che sono in cassa integrazione e che allo sblocco dei licenziamenti perderanno il lavoro.
Di chi è la responsabilità?
Nei primi mesi è stata colpa dell’Europa che non aveva negoziato bene con le case farmaceutiche.
Poi è stata colpa del Governo Conte, che per questioni puramente burocratiche non ha potuto partecipare alla cordata anglo-svedese per diventare proprietario del vaccino Astra-Zeneca.
A Porta a Porta, Piero Di Lorenzo, presidente e amministratore delegato di Irbm, società che produce il vaccino anglo-svedese in Italia, ha detto che il nostro Paese avrebbe potuto essere parte del gioco, ma non si è riusciti a trovare i 20 milioni necessari per partecipare.
Ora la colpa è delle Regioni, che non hanno messo in campo una programmazione omogenea sulle somministrazioni, dando spazio ai furbetti o, come li ha definiti il premier Mario Draghi senza mezzi termini, “delinquenti”.
Il nuovo linguaggio di Draghi: delinquenti e dittatori
E da qui nasce anche un nuovo linguaggio, quello del premier Draghi: delinquenti e dittatori. Se prima lo si accusava di non parlare, ora è anche fin troppo chiaro.
I delinquenti sono quelli che saltano la fila, le persone che per avere il vaccino sottraggono la dose prevista per un anziano, mettendone a rischio la vita.
Il dittatore è Recep Tayyip Erdoğan, il leader turco, che la scorsa settimana, durante un vertice bilaterale, non ha previsto la poltrona per la presidente della Commissione Ue, Ursula Von der Leyen (guarda il video).
Ma Draghi vuole la leadership dell’Europa e del Mediterraneo?
La strategia del premier quindi è quella di mostrare i muscoli, senza troppi peli sulla lingua, senza troppa diplomazia. Non si capisce però se questo atteggiamento sia voluto. Secondo l’Oroscopo Geniale di oggi, dedicato proprio al Presidente del Consiglio, il suo cambio di marcia è tutt’altro che casuale. L’obiettivo potrebbe essere quello di guadagnare una posizione di leadership in Europa e nel Mediterraneo.
I vaccini ci dimostreranno quanto la forza di una sola persona consentirà di riconoscere all’Italia questo ruolo. Draghi, nella stessa conferenza stampa, ha anche detto “O ci sarà un coordinamento europeo, oppure faremo da soli”.
Settimana chiave per le somministrazioni
Questa è quindi la settimana chiave, perché se non si mostrerà un cambio di passo sulle somministrazioni e sulla programmazione delle aperture, la calma che ha contraddistinto tutti probabilmente terminerà. Le conseguenze per la tenuta della sicurezza sociale potrebbero essere drammatiche.
Draghi sembra averlo capito. L’obiettivo è immunizzare il 70% popolazione entro la fine di settembre. E per fare questo ci vogliono prima di tutto i vaccini.
Oggi il piano del generale Francesco Paolo Figliuolo, commissario all’emergenza, prevede 300 mila somministrazioni al giorno. L’obiettivo dichiarato è quello di arrivare a 500 mila. Ma se non arrivano le dosi, l’indicazione è di non superare la soglia delle 300 mila.
Un po’ di numeri
Ad oggi, sono state vaccinate quasi 4 milioni di persone, circa il 7,7% del totale. Poco più di 5 milioni sono in attesa della seconda dose, quindi in totale sono quasi 9 milioni coloro che hanno ricevuto almeno una dose. Le persone da vaccinare sono quasi 42 milioni. Insomma, siamo in ritardo di almeno un mese.
Le telefonate di Draghi ai produttori di vaccini
Il premier si è quindi messo al telefono e ha chiamato direttamente le case produttrici. Pfizer ha promesso di anticipare le forniture di un mese. Questa settimana arriva il Johnson&Johnson, il vaccino monodose.
AstraZeneca dovrebbe consegnare entro mercoledì quasi 200 mila fiale. E sempre in questi giorni dovrebbero arrivare 400 mila dosi Moderna.
Tutto questo a condizione che le case farmaceutiche mantengano le promesse, cosa che si è dimostrato non essere scontata.
La geopolitica dei vaccini
Nel frattempo, il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, oggi sarà a Washington e l’unica cosa che deve tenere a mente è una frase imparata a memoria: “Dateci i vaccini”. Non deve dire altro. Draghi sta già stalkerizzando la Casa Bianca, Di Maio deve solo far presenza.
Perché nei sotterranei della trattativa sui vaccini si stanno formando nuovi equilibri mondiali. Da una parte Usa, Italia, UK, Germania, Francia, Israele (nei prossimi giorni il segretario di Stato Usa sarò in visita in Europa).
Dall’altra Russia, Egitto, Turchia, Libia. Erdoğan ha inviato il premier libico Abdel Dbeibah, che Draghi aveva incontrato a Tripoli la scorsa settimana. Il leader turco vuole probabilmente rispondere a Draghi, che nei giorni scorsi lo aveva assimilato a un dittatore.
Nel frattempo nel mondo.
È morto il principe Filippo
È morto il principe Filippo, il consorte della Regina d’Inghilterra Elisabetta II. Aveva 99 anni. C’è chi dice che ora The Queen potrebbe lasciare il posto al figlio, il principe Carlo. Secondo Angela Levin, biografa di Corte, l’ipotesi più probabile è che si invochi una legge del 1728 con cui il primogenito diventerebbe reggente ma non re. “Il principe Carlo sarebbe un sovrano in tutto e per tutto, titolo escluso“, ha spiegato.
Chiara Ferragni entra nel Cda di Tod’s
Chiara Ferragni è entrata nel Consiglio di amministrazione di Tod’s. La influencer italiana più potente al mondo ha fatto registrare ai Della Valle un’impennata del 14% del titolo in Borsa. (Leggi l’articolo di Milano Finanza)
Biden presenta il budget federale
Il presidente Usa, Joe Biden, ha presentato il budget federale: 8% in più rispetto al 2021. Priorità alla scuola, alla ricerca medica, alla lotta al cambiamento climatico. Una bella svolta rispetto al governo Trump!
Gli Usa minacciano la Russia
Gli Usa si stanno riprendendo il posto di leader strategici nel panorama mondiale. Il segretario di Stato Usa, Antony Blinken, ha denunciato una massiccia presenza di soldati russi al confine con l’Ucraina. Se fosse il segno di una nuova guerra, gli Usa sono pronti ad agire.
La Germania prepara l’era post Merkel
In Germania, il governatore della Baviera Markus Söder, ha annunciato di essere pronto a candidarsi alla cancelleria per il CDU, come successore di Angela Merkel. L’altro candidato alla corsa per il post Merkel è il governatore del Nord-Reno, Armin Laschet, che ricopre anche la carica di presidente del partito.
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