Il marchio orobico 3T produce due ruote di alta gamma in fibra di carbonio per la categoria Gravel ed è il riferimento per il settore. Nella Carbon Factory di Presezzo lavorano solo fanatici delle due ruote.
Le loro biciclette in fibra di carbonio sono il punto di riferimento nel mondo delle due ruote di alta gamma per la categoria Gravel, segmento di incontro tra le bici da strada e le mountain bike. Tanto belle e performanti da essere state scelte da Lamborghini e BMW come bike ed e-bike poi vendute con il marchio della casa automobilistica all’interno dei propri concessionari, le biciclette prodotte da 3T rappresentano infatti una sorta di sacro Graal per gli appassionati delle due ruote e per molti attori e personaggi del jet set internazionale.
Eppure, a fare la fortuna di questo marchio che è talmente internazionalizzato da essere spesso scambiato per un brand americano, ancor più della componente tecnica è quella umana. Perché se una piccola azienda con quartier generale a Presezzo (in provincia di Bergamo) e uffici anche a Taiwan e in Canada è riuscita a imporsi in pochi anni in un settore nel quale operano grandi marchi internazionali, è sopratutto grazie a una ricetta tanto semplice da capire quanto difficile da adottare, per cui “tutte le persone che lavorano qui (una cinquantina in Italia e una quindicina all’estero) sono ciclisti appassionati, la cui cura e precisione quando producono un pezzo o assemblano una bicicletta nascono dalla passione e dalla condivisione dei valori di chi poi quel mezzo l’acquisterà e lo utilizzerà”.
La passione che fa la differenza
A spiegare questo dettaglio, che fa una differenza enorme perché difficilmente replicabile, è l’amministratore delegato Rene Wiertz. Olandese trapiantato con la famiglia in terra orobica dopo l’acquisto di 3T nel 2002, è lui ad avere rilanciato questo storico marchio della filiera ciclistica italiana, nato nel 1961 con la produzione di componentistica per biciclette (manubri, attacchi, reggisella, ruote e forcelle) e arrivato al cambio di millennio con più ombre che luci.
“Io arrivavo da un’esperienza manageriale nel gruppo Philips, nel corso della quale avevo lavorato per un paio di anni con il marchio Marantz, uno dei top nel mondo dell’audio”, racconta Wiertz. “Lì tutti i colleghi erano appassionatissimi di musica e dei prodotti che producevamo, e lì ho imparato quello che poi ho messo in pratica con 3T, cioè che lavorare con persone che hanno passione per gli articoli che producono, perché ne sono i primi utilizzatori, fa davvero un’enorme differenza”.
Biciclette uniche nel loro genere
Il resto l’hanno fatto l’utilizzo di concetti innovativi e il coraggio di andare controcorrente. L’arrivo, nel 2015, del progettista Gérard Vroomen, già cofondatore e designer del marchio canadese di biciclette da corsa Cervélo, ha infatti portato all’introduzione di una geometria stradale e un’aerodinamica molto spinte. Poi, c’è stata la scelta di riportare in Italia la produzione.
“Tra la fine degli anni Novanta e i primi duemila la produzione di telai si è spostata dall’Europa e dagli Stati Uniti verso l’Asia, prima a Taiwan e po in Myanmar”, spiega Wiertz. “Noi abbiamo deciso di riportare la produzione in Italia, per avere un migliore controllo del processo produttivo, una maggiore protezione del nostro know-how e una capacità di risposta al mercato molto più rapida”.
La scommessa sul Made in Italy
Per farlo “abbiamo lavorato 5 anni per sviluppare un processo produttivo che puntasse alla massima qualità e che fosse super efficiente: abbiamo dovuto progettare e realizzare pezzo per pezzo i macchinari che lavorano la fibra di carbonio e quelli necessari per tutti i passaggi del processo di produzione e di finitura dei telai”, prosegue l’amministratore delegato. Il risultato è una lavorazione nella quale l’automazione e la componente umana si alternano per le diverse fasi, e nella quale i vantaggi in termini di risparmio energetico e sostenibilità ambientale sono enormi rispetto agli standard della produzione in Asia.
“Siamo partiti dalla nostra linea top, ma adesso che il processo produttivo è ottimizzato l’obiettivo è di produrre in Italia anche le altre linee e arrivare nel giro di 3 anni a oltre 5/6 mila pezzi all’anno, cioè circa il 50% di quello che vendiamo oggi”, spiega Wiertz.
Il boom durante la pandemia
Questo anche grazie all’ingresso nel capitale di UTurn, family office veronese che supporterà 3T nel suo percorso di crescita.
Non male per un’azienda che ha visto crescere il proprio fatturato del 300% in pieno periodo Covid, arrivando a quota 20 milioni di euro nel 2022. E che, con quotazioni medie che vanno dai 6 ai 12 mila euro per una bicicletta completa, vende i suoi pezzi in tutto il mondo, dall’Europa agli Stati Uniti, dalla Nuova Zelanda alla Corea, dagli Emirati Arabi all’Indonesia.