Dal comune di Uboldo, piccola realtà con poco più di 10 mila abitanti nel varesotto, a metà strada tra Milano e Varese, alle grandi capitali mondiali, per garantire il condizionamento del Teatro Bolshoi di Mosca, dell’Eliseo di Parigi e di migliaia di altre strutture in oltre 100 Paesi diversi. È un viaggio iniziato oltre 30 anni fa, che si è sviluppato con grande successo al punto da farne il leader in Europa nel mercato della refrigerazione e del condizionamento dei processi industriali, quello intrapreso da Lu-Ve.
L’azienda, una “micro multinazionale” fondata nel 1986 da Iginio Liberali, classe 1931 e tuttora presidente di un gruppo nato con l’acquisizione di ciò che rimaneva della Contardo, storica realtà del mondo della refrigerazione che all’inizio degli anni Ottanta si ritrovò in gravissime difficoltà economiche, è infatti cresciuta nei decenni imponendosi sul mercato grazie alla capacità di innovare e agli elevati standard qualitativi.
E oggi è in prima linea anche nella lotta al cambiamento climatico, essendosi aggiudicata la partecipazione al progetto di ricerca internazionale EASYGO – Efficiency and Safety in Geothermal Operations, volto a sviluppare la tecnologia della produzione di energia elettrica per via geotermica.
“Il nome Lu-Ve stava per Lucky Venture, avventura fortunata”, spiega Liberali. “In effetti la nostra è stata un’avventura fortunata, che vogliamo continuare a portare avanti valorizzando la creatività, la qualità e la capacità produttiva che rappresentano i valori distintivi del nostro Paese”.
Valori che caratterizzarono fin dal principio l’attività dell’azienda. “L’idea di partenza era quella di fare un’azienda nuova, che avesse una visione innovativa del settore, che cercasse nuovi mercati e che sviluppasse nuove tecnologie facendo affidamento anche sulla collaborazione con l’università”, racconta il fondatore. “Per questo facemmo subito un accordo con il Politecnico di Milano e con il professor Ennio Macchi” grazie al quale la rivoluzione nel settore della refrigerazione e dei processi industriali prese il via.
La svolta fu dettata da un’interpretazione innovativa dello scambio termico che avviene tra l’aria e il fluido che scorre nei tubi, e che sta alla base della regolazione della temperatura di un ambiente. “Noi riuscimmo ad attivare uno scambio termico che migliorava di oltre il 70% quello ottenibile con la tecnologia tradizionale utilizzando tubi con rigatura interna elicoidale e alette con speciali intagli per turbolenziare il moto laminare dell’aria: una cosa che fino ad allora nessuno aveva pensato di fare per questo tipo di impianti”, sottolinea Liberali.
Il concetto era così nuovo che “per i primi tre anni fummo costretti ad acquistare questo tipo di tubi in Giappone, dove c’era l’unica azienda che li produceva”, ricorda il presidente. Non solo. Un’altra difficoltà che l’azienda dovette scontare fu la diffidenza del mercato verso prodotti che erano così innovativi da far dubitare il loro effettivo funzionamento.
“La gente vedeva prodotti più piccoli, più performanti, più ecosostenibili e con un assorbimento energetico molto più basso di quelli che erano in commercio in quegli anni, e dubitava che le prestazioni da noi dichiarate fossero reali”, racconta Liberali. “Così, oltre a far certificare dal Consiglio Nazionale delle Ricerche (Cnr) che il prodotto aveva le prestazioni che noi sostenevamo, dovemmo anche girare l’Europa per spiegare ai clienti perché il prodotto nostro era più avanzato, perché consentiva di utilizzare meno spazio, meno energia e meno fluido per lo scambio termico”.
Una volta superate questi primi scogli, però, l’azienda, che ha chiuso il 2019 con un fatturato pro forma di 420,7 milioni di euro, decollò. “Nel giro di trent’anni siamo cresciuti di trenta volte”, ammette il presidente, che nel frattempo ha favorito il ricambio generazionale con l’ingresso in azienda dei figli Matteo (amministratore delegato) e Fabio (responsabile della comunicazione).
Oggi gli impianti prodotti da Lu-Ve, realtà internazionale con 16 stabilimenti in 9 diversi Paesi (Italia, Cina, Finlandia, India, Polonia, Rep. Ceca, Svezia, Russia e USA) e oltre 3.200 dipendenti, di cui mille in Italia, garantiscono le condizioni climatiche ottimali in un ventaglio infinito di luoghi. Dai capannoni della Fiera di Francoforte, al Bolshoi Ice Dome di Sochi, sede delle Olimpiadi invernali del 2014. Dai grandi data center, come quello di Aruba in Italia, al “cervello informatico” del nuovo Canale di Panama. Dai negozi e supermercati di tutto il mondo, alle sale operatorie negli ospedali. Fino alla catena del freddo in tutte le fasi del settore alimentare.
Tutto questo “grazie soprattutto alle donne e agli uomini della nostra azienda, che insieme alle idee rappresentano la base della Lu-Ve”, sottolinea Liberali. Quanto alla “soddisfazione più grande? È stata nel riconoscimento che l’innovazione e la capacità di pensare in modo differente pagano”.