Candiani Denim è stata fondata nel 1938 e produce tessuti per tutti i più importanti brand a livello globale: ha creato il primo pantalone compostabile al mondo.
I signori del jeans. Difficile dire quale sia l’aspetto più sorprendente. Se il fatto che i loro tessuti denim siano utilizzati da tutti i più importanti produttori di jeans a livello mondiale, dai brand del lusso internazionale, alle grandi Maison italiane e francesi, fino ai marchi iconici come Levi’s, Diesel o Wrangler. Se il fatto che, pur essendo rimasta una realtà famigliare, fondata nel 1938 da Luigi Candiani per produrre tessuti per abiti da lavoro, l’azienda sia cresciuta tanto nei suoi oltre 80 anni di storia da diventare il punto di riferimento a livello globale per il mondo del denim.
O, ancora, il fatto che tutto questo sia avvenuto con una scelta che a molti all’epoca sarà sembrata folle e che, invece, si è rivelata visionaria: mantenere la sede produttiva nel comune di Robecchetto con Induno, in provincia di Milano a un soffio da quella di Novara, anche dopo l’istituzione nel 1974 dell’area naturale protetta del Parco della Valle del Ticino.
La scelta geniale: produrre denim dentro a una riserva naturale
“Quando nacque il parco l’opzione che la famiglia si trovò davanti fu di spostarsi altrove o di adeguarsi a una serie di requisiti che erano indispensabili per potere operare nella riserva naturale: la scelta fu quella di restare qui per il legame con il territorio e con la comunità, e così ebbe inizio, mezzo secolo fa, quel processo di implementazione, miglioramento e crescita costante che ci ha portati dove siamo oggi”, racconta Simon Giuliani, direttore marketing globale di Candiani Denim, azienda al cui vertice oggi c’è Alberto Candiani, rappresentante della quarta generazione e pronipote del fondatore.
La decisione di mantenere la sede produttiva nella propria sede storica anziché trasferirsi altrove per sottrarsi ai vincoli e alle restrizioni imposti in nome della tutela ambientale ha, infatti, portato l’azienda meneghina ad anticipare di decenni la concorrenza su tutti quei temi legati alla sostenibilità e attenzione all’ambiente che oggi sono diventati cruciali anche per il mondo tessile e della moda. Ne è scaturita un’avventura imprenditoriale di quelle che danno lustro al Made in Italy. E che ricorda, per certi versi, quelle dei nomi più ispirati dell’industria italiana, da Ferrero a Luxottica, giusto per citarne un paio.
Sostenibilità ambientale con 50 anni di anticipo
“Quando sono entrato in azienda, nel 2012, ho cercato di cogliere quali fossero gli elementi caratterizzanti della nostra produzione, e mi sono reso conto che c’erano una serie di virtuosismi che solo noi avevamo, con un modo di produrre molto più evoluto e responsabile delle altre aziende, che spesso veniva addirittura dato per scontato”, spiega Giuliani. “Ho così scoperto che il nostro tessuto non solo è quello esteticamente più bello e più performante, sia in termini di quanto stretcha, sia in termini di memoria elastica, ma anche che siamo l’unica produzione verticalizzata ancora operativa in occidente tra quelle specializzate in tessuti denim, visto che ci occupiamo di tutti i diversi passaggi: filatura, tintura, tessitura e finissaggio”.
Una caratteristica che spiega perché, non potendo competere sul prezzo con i tessuti che arrivano dai grandi Paesi di produzione a livello internazionale (India, Cina, Bangladesh, Pakistan e Turchia), Candiani Denim abbia deciso di valorizzare ulteriormente il proprio vantaggio tecnologico, continuando a investire su ricerca e innovazione di prodotto e puntando su una strategia di marketing volta ad aumentare nei propri clienti la consapevolezza delle differenze qualitative rispetto ad altri produttori.
Il nuovo tessuto per jeans che diventa concime
È così che quel Dna geniale, che già negli anni Ottanta aveva portato Gianluigi Candiani, padre dell’attuale presidente, a realizzare il primo denim stretch (tessuto elastico per jeans) con performance straordinarie, è riemerso per dar vita a una nuova rivoluzione. Si chiama Coreva ed è il primo tessuto denim stretch prodotto con un filato vegetale ottenuto dalla gomma naturale in sostituzione dei classici filati sintetici lavorati con prodotti derivati dal petrolio.
“Visto che non trovavamo nessuno che fosse in grado di farlo, ci abbiamo lavorato per 5 anni e alla fine lo abbiamo lanciato nel 2020 con Stella McCartney”, conferma Giuliani. “È il primo jeans al mondo 100% naturale e biodegrababile, l’unico che riesce ad avere addirittura un impatto positivo per l’ambiente, perché una volta conclusa la sua vita si può trasformare in compost e diventa un concime naturale”. Più sostenibili e all’avanguardia di così…