L’azienda valtellinese, specializzata nell’abbigliamento tecnico da montagna, è stata fondata da Valeria Colturi, ex fondista con il pallino della moda che con le sue invenzioni ha letteralmente rivoluzionato il settore introducendo la filosofia Fast & Light.
Il loro abbigliamento tecnico per la montagna ha letteralmente rivoluzionato un settore dominato da grandi marchi che non sempre sono così audaci quando si tratta di adottare nuove soluzioni. Dalla prima tuta da scialpinismo, lanciata sul mercato nel 1989, al piumino più leggero al mondo, presentato al pubblico nel 2021, passando per le prime linee pensate appositamente per le donne, la storia di Crazy è scandita da una serie di invenzioni che si sono imposte come nuovi standard per il settore.
Fondata a Bormio (Sondrio) nel 1989 da Valeria Colturi, fondista di interesse nazionale, questa realtà valtellinese ha infatti trasformato l’esperienza sul campo di atleti di alto livello in una straordinaria fonte di ispirazione e prova. E lo ha fatto riuscendo a imporsi anche al di fuori dei confini nazionali, diventando il punto di riferimento per atleti professionisti e appassionati degli sport di montagna.
Crazy: un’avventura frutto di una lucida follia
Una “scalata” caratterizzata da una lucida follia, ben rappresentata dal nome che Valeria ha scelto per la propria azienda dopo essersi buttata in questa avventura partendo da zero. “Io ero un’atleta, ma fin da piccola avevo anche la passione per l’abbigliamento, per cui mi sono sempre fatta i vestiti da sola, con tessuti particolari che andavo a cercare nelle varie aziende della Brianza che li producevano”, racconta la fondatrice di Crazy con un entusiasmo rimasto lo stesso di oltre 30 anni fa. “Poi, durante il mio ultimo anno di gare di fondo, decisi di provare a farmi le tute da sola, perché quelle che c’erano in commercio erano scomodissime, brutte da vedere e foderate”.
Il risultato fu così soddisfacente che Valeria decise di dedicarsi con tutte le sue forze a questa idea, rinunciando a un’offerta di lavoro da parte della banca locale arrivata dopo la maturità in ragioneria. “Mi misi a fare i miei esperimenti in casa, chiedendo gli scampoli e gli avanzi di tessuto a tutte le persone che venivano a Bormio a sciare e che conoscevo come imprenditori tessili, sia per l’abbigliamento sia l’arredamento”, ricorda. “Poi, un giorno mi arrivarono dei tessuti in Lycra stampata avanzati da una commessa per il mercato americano, e con questi mi misi a inventare di tutto e di più. Quella è stata la svolta, perché riuscii a comporre un piccolo campionario che proposi ai negozi di abbigliamento sportivo, ai quali mi proponevo facendo leva anche sull’amicizia con Lara Magoni e con altre sciatrici del giro della nazionale”.
Alberto Tomba e Deborah Compagnoni
Da lì al successo il passo fu breve. “Qui a Bormio passano e passavano tutte le squadre nazionali di sci di fondo e discesa, che cominciarono a utilizzare i nostri capi, che noi producevamo con caratteristiche che rispondevano alle loro esigenze”, racconta Valeria. “Il fatto di avere atleti di livello nel nostro laboratorio di Sondrio, tra i quali Alberto Tomba e Deborah Compagnoni, ci ha consentito di crescere molto dal punto di vista tecnico e di far diventare le nostre creazioni nuovi standard per l’abbigliamento sportivo”.
Dopo lo sci di fondo e da discesa, arrivò il momento dello scialpinismo, che proprio in Valtellina si stava consolidando anche in forma di competizioni internazionali. “Provandolo personalmente mi resi conto che gli atleti sciavano con un abbigliamento scomodo e così ho cominciato a creare abbigliamento ad hoc per scialpinismo e alpinismo”.
L’esperienza da atleta come valore aggiunto
Ancora una volta, l’esperienza da atleta fece la differenza. E ancora una volta Crazy riuscì a imporre la propria filosofia diffondendo l’idea del Fast & Light, cioè di prodotti al tempo stesso performanti e senza fronzoli, “perché in montagna la leggerezza significa risparmio di energie”.
Una regola che ancora oggi è scolpita nel Dna aziendale, nonostante le dimensioni siano nel frattempo notevolmente cambiate. “Oggi abbiamo circa 270 dipendenti tra la sede di Tirano e l’impianto produttivo in Romania, 4 negozi monomarca in Valtellina, altri 11 flagship store di cui uno a Carbondale, in Colorado (Stati Uniti) e circa 450 negozi clienti dalla Spagna alla Francia, dalla Svizzera all’Italia, dall’Austria alla Repubblica Ceca, fino alla Polonia”, spiega Valeria. Il fatturato, 14 milioni di euro, deriva al 50% dall’export ed è in costante crescita da oltre 30 anni. Forse non un record, ma decisamente non male per un “pazza idea”.