A scorrere la lista dei nomi potrebbe quasi venire il dubbio di avere sotto gli occhi il catalogo dei sogni proibiti per i quali gli uomini venderebbero l’anima al diavolo. Invece, Ferrari, Rolls Royce, McLaren, Porsche, Aston Martin, Maserati e Jaguar, per citarne alcuni, sono “solamente” i più esclusivi marchi dell’automobilismo mondiale per i quali l’azienda lecchese Fontana Group realizza carrozzerie in alluminio.
Fondato nel 1956 da Pietro Fontana, uomo che, dopo aver maturato esperienza come tornitore in fabbrica, aveva dato libero sfogo alla propria genialità imprenditoriale e competenza tecnica aprendo un’officina meccanica a Calolziocorte, comune a una manciata di chilometri a Sud di Lecco, Fontana Group in sole due generazioni è diventato leader mondiale nella produzione di stampi e di carrozzerie in alluminio, con unità produttive in Italia e all’estero. E lo ha fatto mantenendo le caratteristiche migliori dell’azienda famigliare, anche oggi che è di fatto un gruppo multinazionale con una gestione di taglio manageriale.
“Fino agli anni Settanta i settori di riferimento erano quelli del giardinaggio, delle lavorazioni meccaniche, dei sottogruppi di saldatrici per le aziende del territorio”, racconta Walter Fontana, presidente del gruppo fondato dal padre, del quale condivide la guida con il fratello Marco, vicepresidente. “Con l’ingresso mio e di mio fratello in azienda si cominciarono a fare più investimenti, anche se per diverso tempo ci sembrò di essere dei Re Mida al contrario, per cui ogni settore in cui entravamo finiva per scomparire”.
Tra un comparto che chiudeva i battenti e uno nuovo per il quale cominciare a lavorare, all’inizio degli anni Ottanta l’azienda lecchese fece il salto decisivo. “Cominciammo a lavorare nel settore della trattoristica, avendo come clienti tutti i big del settore, anche in Germania”, racconta il presidente. “Da lì iniziammo a lavorare con il bianco (gli elettrodomestici), e poi con le case automobilistiche tedesche”.
In quegli anni “Fontana divenne il primo stampista al di fuori di una ristretta cerchia di stampisti tedeschi a ricevere un ordine dalla Mercedes”, sottolinea Walter Fontana. E, poco più avanti, il gruppo lecchese fu la prima realtà straniera a ricevere commesse di stampi da BMW.
Non solo. “Tra gli anni Ottanta e gli anni Novanta ci fu una crescita esponenziale, anche grazie a un’intuizione geniale: nel 1988-89 ero in Germania per lavorare a un progetto con Audi e scoprii che stavano sviluppando delle nuove tecnologie con il Politecnico di Zurigo per ridurre drasticamente i tempi delle fasi prototipali, che richiedevano in media 7 anni dal momento in cui si immaginava un’auto a quello in cui la si produceva”, ricorda il presidente. “Io colsi la palla al balzo e proposi di fare qualcosa con loro: il giorno dopo eravamo diventati partner del Politecnico di Zurigo per lo sviluppo di questo nuovo software. Loro avevano bisogno di un’azienda dinamica con cui interagire e noi, che eravamo una piccola realtà, avevamo tutte le caratteristiche necessarie. Fu così che diventammo esclusivisti a livello mondiale di questo software”.
Grazie allo straordinario impatto del programma informatico sulla fase di prototipazione, nella quale consentiva di ridurre a meno di una giornata di lavoro un processo che, fino a quel momento, richiedeva circa un mese, l’azienda conquistò sempre più considerazione nel settore dell’automotive. “Le case automobilistiche tedesche cominciarono ad affidarsi a noi per progetti più compiuti, nei quali grazie a questi strumenti noi garantivamo un’economia notevole nell’utilizzo delle materie prime”, sottolinea il presidente.
Da lì alla leadership mondiale nella costruzione di stampi il passo fu breve. Così come fu rapida l’ascesa nella produzione di carrozzerie in alluminio, avviata una ventina di anni fa.
“È un settore i cui numeri erano talmente piccoli da non essere interessanti per la concorrenza, che fa stampi che poi vengono utilizzati per produrre milioni di pezzi. Noi, invece, avevamo già fatto esperienza con Audi, e così abbiamo cominciato a lavorare con Ferrari, che è stata l’unica a sviluppare tanti modelli in alluminio. Oggi produciamo il 100% di Ferrari, di Rolls Royce e di McLaren in alluminio, e abbiamo tanti altri marchi del settore luxury, per ognuno dei quali abbiamo linee e stabilimenti dedicati a Calolziocorte, da dove nel 2019 sono uscite più di 20 mila auto in alluminio”. Numeri che descrivono una produzione di nicchia di lusso assoluto, il cui cuore e la cui mente rimangono rigorosamente nel Lecchese anche se il 60% delle carrozzerie è destinato all’export, con Germania e Inghilterra primi mercati.