Nicolò Formentini, classe 2001, decide di fabbricarsi il proprio skate e di farlo in legno, anche se nel 2012 andavano di moda quelli plastica. È così bello che ne fa un’impresa, Atypical, che oggi esporta in tutto il mondo ed è il must di Malibù.
Dal cuore della Brianza monzese alla conquista di Malibù grazie a una tavola da skate in legno realizzata a mano in un laboratorio artigiano alla periferia di Monza. È la storia di una passione condivisa tra tre amici ventenni, partita con un piccolo investimento di 400 euro a testa e giunta rapidamente al successo con ordini arrivati addirittura dalla mitica West Coast americana, quella di Atypical, piccola impresa artigiana specializzata nella progettazione e produzione di skateboard.
Un’avventura iniziata nell’estate del 2012, quando Nicolò Formenti, oggi 29 anni, una laurea triennale in Lingue e letterature straniere e una specialistica in Marketing prossima al traguardo, decide di provare a realizzare un proprio skate con gli amici Alessandro Mitola e Andrea Pinca, dopo aver visto un video online su come farlo.
“In quel periodo stava diffondendosi la moda degli skate di plastica, con delle caratteristiche che li rendevano più adatti a essere utilizzati come mezzi di trasporto e un’impostazione diversa da quella dominante, volta innanzitutto a fare le evoluzioni e all’uso negli skate park”, racconta Formenti.
Per i tre ragazzi, tutti grandi appassionati dello skateboard, quel nuovo trend fu l’interruttore che diede il via all’idea. “Pensammo subito che questo nuovo tipo di utilizzo si potesse legare a un’estetica più curata e originale”, spiega il titolare di Atypical. “Ispirandoci agli anni Sessanta e Settanta, decidemmo di provare a realizzare il nostro skate utilizzando tavole piatte, che erano state ormai abbandonate a favore di quelle con punta e coda rialzate, utilizzando una colorazione molto pulita e abbandonando il classico grip nero nella parte superiore a favore di una parte grippante colorata”.
Come materiale la scelta ricadde sul legno, rigorosamente frassino. Dopo i primi mesi spesi per realizzare il primo prototipo, fatto con alcuni pezzi recuperati da altri skate e con una tavola di legno lavorata da un artigiano brianzolo, si arriva al “modello zero”, dal quale si partirà per realizzare la prima collezione. “Nel frattempo”, ricorda Formenti, “ci affidammo a uno studio grafico per il logo, ci dedicammo al naming, realizzammo il sito internet e ci preparammo al lancio del brand”.
Il debutto del nuovo marchio, nell’autunno del 2012, fu subito un successo. “Il prodotto piacque tantissimo, soprattutto al settore del lifestyle, a quello dello streetwear e a quello del design”, spiega il titolare. “Il problema, però, fu che pur registrando migliaia di visite al nostro sito nel primo mese dal lancio, non ci fu nessun ordine”.
Per registrare la prima vendita non ci volle comunque molto. “Proprio quando cominciavamo a preoccuparci arrivò il primo acquisto di una tavola da Barcellona”, prosegue Formenti. “Poi, durante la vacanze di Natale, PayPal ci bloccò addirittura i conti perché avevamo venduto così tante tavole da registrare un traffico che a loro era sembrato anomalo”.
Da lì in poi, l’attenzione per le tavole Made in Brianza si è mantenuta sempre piuttosto alta. “Vendiamo un centinaio di skate all’anno, circa la metà dei quali all’estero: Francia, UK, Stati Uniti, Singapore, Colombia”. Al di là del materiale e del design, tra gli aspetti più apprezzati c’è anche la possibilità di personalizzare la propria tavola, “a patto di rimanere entro alcuni paletti che riguardano la produzione e l’identità del brand”, sottolinea il titolare di Atypical.
I colori, infatti vengono tutti realizzati in proprio dall’azienda, così come fatte in casa sono la progettazione e realizzazione della grafica. I prezzi? Dai 175 ai 270 euro per gli skate della nuova collezione, comunque tutti pezzi unici fatti a mano. Dai 200 euro in su per una tavola personalizzata.
“Il nostro è un prodotto di nicchia che non esisteva e che dal punto di vista dell’utilizzo rappresenta l’equivalente di un’auto d’epoca”, spiega Formenti. “La cosa divertente è che sia i clienti che vogliono modificare qualcosa della tavola, sia le aziende che magari ci contattano per proporre una qualche collaborazione ci scrivono come se avessero di fronte una grande azienda. Invece, questo è di fatto un micro laboratorio artigiano, dove a volte si finisce per lavorare la notte per soddisfare le richieste dei clienti”.