In pochi anni ha saputo conquistarsi spazi importanti nei principali mercati europei per quel che riguarda le biciclette da città. Dai Paesi Bassi alla Danimarca. Dal Belgio alla Germania. La sua smart wheel per biciclette, che si ricarica sfruttando l’energia generata pedalando e che racchiude in un solo corpo il motore, la batteria e i sensori necessari per il funzionamento, ha inoltre conquistato più di cento produttori in Italia e all’estero, trovando spazio sui mercati di mezzo mondo, compresi quelli di Nuova Zelanda, Giappone e Stati Uniti.
L’idea e la realizzazione di quello che per decenni ha rappresentato un sogno per i produttori e per gli appassionati delle due ruote, e che è stato ribattezzato Bike+, è però tutta milanese. Ed è firmata dalla Zehus, startup che ha collezionato premi da Shangai a Berlino.
Nata alla fine del 2013 come spin-off del dipartimento di Elettronica del Politecnico di Milano, l’azienda si è affermata molto rapidamente a livello internazionale grazie a un prodotto unico sul mercato, le cui potenzialità promettono di giocare un ruolo essenziale per la mobilità cittadina del futuro.
“Il nostro prodotto, che consente all’utente di scegliere se inserire la spina e ricaricare la bicicletta o usarla in modalità “non plug-in”, meno generosa ma comunque più efficace di una pedalata senza assistenza, rappresenta un forte valore soprattutto per le biciclette pubbliche, perché con il sistema free flow (che consente di prendere e lasciare la bicicletta in un punto qualsiasi della città, Ndr) normalmente sarebbe troppo complicato, o comunque troppo costoso, riuscire a garantire una ricarica delle batterie attraverso il collegamento alla rete elettrica”, spiega Marcello Segato, amministratore delegato di Zehus.
Il motore ibrido Bike+ garantisce invece la ricarica anche senza mai toccare la rete. A patto che chi utilizza la bicicletta eviti di lasciarla completamente a secco.
In tal senso, la rivoluzione della mobilità urbana passa non solo attraverso l’innovazione tecnologica, che rende molto appetibile il mezzo per gli spostamenti in città anche per quelle categorie che abitualmente non lo prenderebbero in considerazione, ma anche attraverso una riorganizzazione del modo in cui viene utilizzato il bike sharing.
Insomma, un futuro che è già tra noi. E che l’azienda meneghina sta contribuendo a plasmare non solo in Italia, ma in tutto il mondo.
Libero, 19 maggio 2018 (ultimo aggiornamento 14 agosto 2020)