Per gli appassionati del genere rappresenta il marchio di riferimento a livello mondiale. Basta infatti interrogare un qualsiasi amico amante della pipa per sentirsi rispondere che Castello rappresenta “la Ferrari degli articoli da fumo”.
E basta sapere che l’amore per le pipe Castello, le numero uno al mondo, accomunava l’ex presidente della Repubblica, Sandro Pertini, e l’allenatore dell’Italia campione del mondo nel 1982, Enzo Bearzot, per rendersi conto di quanto il loro profilo faccia parte della storia italiana.
Tradizione artigiana
Ciò che però molti appassionati non sanno, e che la quasi totalità dei non fumatori ignora, è che la tradizione artigiana che ha dato i natali a questi strumenti, la cui bellezza è in grado di conquistare anche chi non apprezza in alcun modo il tabacco, è tutta brianzola. E che ancora oggi le pipe Castello vengono prodotte a mano nella storica bottega di Cantù, aperta nel 1947 nel cuore della Brianza comasca da Carlo Scotti, esteta e amante dell’alta qualità il quale, dopo aver reso celebre la sua piccola tabaccheria, decise di avvicinarsi al mondo delle pipe ammaliato dal fascino e dall’eleganza di questi articoli.
“La pipa in realtà nasce come prodotto povero per fumare il fondo del sigaro senza bruciarsi le mani”, racconta Franco Coppo, oggi alla guida dell’azienda avviata dal suocero. “Si utilizzavano pipette che duravano poco e che si cambiavano spesso, e che negli anni Trenta venivano prodotte in grandissime quantità. Il lampo di genio di mio suocero fu quello di trasformare questo prodotto povero in un gioiello da uomo: Castello ha lavorato fin dall’inizio in modo artigianale, producendo sempre a mano articoli di lusso, fin dal 1947”.
Il laboratorio di Cantù
Fu allora, infatti, che Scotti decise di aprire il laboratorio di produzione a Cantù, nel cuore di un territorio che aveva già maturato enorme esperienza e competenze nella lavorazione del legno grazie a una lunga tradizione nella produzione di mobili. Da lì al successo il passo fu breve, anche grazie a uno di quegli episodi fortuiti che spesso caratterizzano questo genere di storie.
“Nel 1949 un americano acquistò una pipa Castello in Galleria a Milano e se ne innamorò, decidendo di cominciare a importarle negli Stati Uniti”, spiega Coppo. “Fu così che ebbe inizio la fortuna del marchio che, forte del successo in America, si impose rapidamente anche in Italia, poi in Europa e, infine, in Asia”. Oggi, a più di settant’anni di distanza da quei primi passi, Castello è l’azienda numero uno al mondo nella produzione delle pipe di alta qualità.
Produzione limitata
Con una produzione di 3.400-3.500 pezzi all’anno, l’azienda comasca è infatti l’unica realtà a livello internazionale in grado di conciliare l’artigianalità della produzione con numeri consistenti. “Siamo in sette artigiani e, come molte altre attività di questo tipo, abbiamo il problema del ricambio generazionale perché l’artigiano che produce questo genere di articoli è un vero e proprio artista”.
Per la produzione di una pipa fatta a mano servono infatti mediamente dalle tre alle quattro ore di lavoro. Ogni artigiano riesce quindi a produrre non più di due pipe al giorno.
Dal legno alla pipa numero uno al mondo
“Qui facciamo un paio di linee alla settimana, in totale un centinaio all’anno”, sottolinea Coppo, mostrando gli interni dello splendido laboratorio nel quale i pezzi di legno che serviranno per la produzione delle pipe, rigorosamente in erica arborea (arbusto tipico della macchia mediterranea), maturano per un periodo compreso tra gli otto e dieci anni a pochi metri da quei banchi di lavoro sui quali verranno trasformati in opere d’arte tascabili. “Ogni linea viene prodotta in non più di 70 pezzi, perché eliminando la routine l’artigiano è costretto a mantenere sempre alta l’attenzione durante la fase di produzione, cosa che rende più stimolante il lavoro, garantisce una qualità sempre ai massimi livelli e riduce il rischio di errori e di incidenti”.
Il costo? Fino a 5mila euro
I prezzi? Le pipe Castello costano dai 300 euro a 5mila euro, e sono in vendita in una ristretta cerchia di tabaccherie selezionate in Italia e all’estero. Sul nostro territorio nazionale una quindicina in tutto.
In questo momento oltre il 70% della produzione della pipa numero uno al mondo va all’estero. I mercati principali sono America e Cina, anche se sta emergendo il mercato del Nord Europa “dove si sono finalmente convinti a utilizzare pipe senza filtro come quelle che produciamo noi, che peraltro siamo stati i primi a sostituire il bocchino in ebanite con quello in plexiglass, che è più resistente, non ha odore e non si rovina con la luce” conclude il titolare.
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