A prima vista può sembrare una cantinetta frigo, di quelle che si trovano in tutti i ristoranti per custodire i dolci o le bottiglie di vino. Invece, dietro a quell’aspetto così famigliare, si nasconde una meraviglia tecnologica capace di conquistare in pochissimi anni centinaia di chef in tutto il mondo. Dalla Russia agli Emirati Arabi, dall’Italia alla Svizzera, dall’Austria alla Svezia, fino agli Stati Uniti.
Tomato+, questo il nome del prodotto nato dall’idea di Daniele Rossi, trentenne bresciano che progettava giardini di lusso in giro per il mondo prima di licenziarsi nell’agosto 2015 per dedicarsi completamente alla realizzazione del progetto, è una serra da interni supertecnologica. Grazie alla quale è possibile coltivare germogli e verdure con la stessa semplicità con cui si prepara un caffè utilizzando una macchinetta con le cialde.
“L’idea è nata durante un mio viaggio di lavoro in Kazakistan, vicino alla Siberia, tra il 2014 e il 2015”, racconta Rossi, titolare di Tomato+. “Parlando con un cliente mi resi conto che c’era un problema di filiera, i cui effetti mi furono molto chiari quando vidi che al supermercato un singolo pomodoro ciliegino costava 3 euro”.
Tornato in Italia, Rossi cominciò ad approfondire il tema di come coltivare la verdura in casa. E, facendo una serie di ricerche, si rese conto che si trattava di un argomento dibattuto anche tra chef e appassionati che frequentavano i blog di cucina.
Da lì al progetto della serra supertecnologica il passo fu breve. “Il primo prototipo fu fatto in legno, mentre intorno a me si riuniva la cerchia di tecnici che mi hanno aiutato a sviluppare il prodotto”, spiega Rossi. Per realizzare una serra in grado di occuparsi in totale autonomia del ciclo produttivo di germogli, erbe aromatiche e insalata fu, infatti, necessario mettere insieme competenze diverse.
“Al momento abbiamo una quarantina di prodotti coltivabili e altrettanti cicli di coltura programmati, con regolazione automatica di temperatura, ossigeno, anidride carbonica, umidità, irrigazione, illuminazione e sue frequenze, che sono differenziate in base alla fase in cui si trova la coltivazione”, sottolinea il titolare di Tomato+. “La nostra serra modifica il proprio ambiente in funzione della pianta e del suo ciclo di vita, ed è stata progettata con l’idea di garantire la stessa qualità e gli stessi tempi di produzione in qualsiasi angolo del mondo”.
Proprio per questo motivo, l’apparecchio utilizza acqua demineralizzata, “uguale ovunque ci si trovi, alla quale si aggiungono i sali minerali che noi abbiamo confezionato e che sono dosati in quantità ideale per i semi contenuti nelle cialde biodegradabili con le quali funziona”, spiega Rossi.
La nuova serra opera infatti esclusivamente con le cialde, che consentono di produrre basilico, germogli, insalata e erbe. Il prezzo? Dipende dalle dimensioni e dalla formula scelta dal cliente: vendita o comodato d’uso. Le cialde costano da un minimo di 32 fino a 35 centesimi di euro ciascuna. Per una serra a due piani in comodato d’uso con tanto di fornitura mensile delle cialde preferite si paga un canone mensile di 97 euro. Cifre forse non alla portata di tutti. Ma che comunque vanno rapportate anche alla spesa e agli sprechi che affrontano i ristoranti e le famiglie quotidianamente.
“Gli chef acquistano circa una cassetta di germogli a settimana, spendendo dai 25 ai 40 euro per un prodotto che in genere arriva dall’estero e del quale un 30-40% va sprecato perché inutilizzato”, puntualizza Rossi. “Questo significa spendere almeno duemila euro all’anno solo di germogli, già sapendo che una parte consistente andrà sprecata. Con Tomato+, invece, metto la cialda e la macchina inizia il ciclo di produzione, al quale segue quello di mantenimento, che consente di prolungare la vita dei germogli di una settimana, abbattendo del 50% gli sprechi”.
Aggiungete la possibilità di avere tutti i giorni erbe aromatiche e verdure fresche, senza pesticidi o Ogm e la garanzia di un controllo totale sulla filiera, e non sorprenderà il fatto che tra i grandi nomi della ristorazione che hanno già scelto la serra supertecnologica ci siano Felice Lo Basso del Felix Lo Basso Restaurant, Pietro Leemann di Joia Academy, entrambi a Milano, Matteo Rizzo del Desco, a Verona, e Ludovic Turac di Une Table au Sud, a Marsiglia.
Non solo. Mentre il lockdown causato dalla pandemia da Covid-19 ha contribuito ad aumentare l’interesse verso questo tipo di coltivazione anche tra le famiglie, l’azienda ha da poco lanciato anche una nuova formula: il container da coltivazione. “È una novità destinata perlopiù alle aziende agricole, che consente di fare coltivazioni ovunque ci siano una canna dell’acqua e una presa di corrente”, spiega Rossi. “Ne abbiamo già vendute alcune in Italia e ne stiamo consegnando altre in Lussemburgo”.
Niente male per un’azienda che ha alle spalle appena cinque anni di vita e che, forse più di qualunque altra, sembra aver trovato la formula per proiettare nel futuro un’arte antica come quella della coltivazione.
Libero, 23 giugno 2018 (ultimo aggiornamento: 25 settembre 2020)