Se si mettesse in fila tutta la carta che viene prodotta ed elaborata ogni anno nel loro stabilimento di Buccinasco, comune dell’hinterland a Sud Ovest di Milano, si coprirebbe tranquillamente la distanza che separa il Polo Nord dal Polo Sud (20 mila chilometri). Dalla carta termica per gli elettrocardiografi, alle grandi bobine utilizzate per registrare i parametri di monitoraggio delle macchine nell’industria pesante e nelle centrali elettriche, fino carta utilizzata per i biglietti del treno e quelli dei musei, Tecnocarta ha infatti una produzione tanto varia da rappresentare un caso unico in Italia e da far parte di una ristrettissima cerchia di aziende a livello internazionale.
Eppure, questa realtà fondata nel centro di Milano nel lontano 1929 da due fratelli, Silvio e Guido Patellani, un ingegnere e un avvocato che avviarono la propria attività commercializzando cancelleria per disegno tecnico, resta una piccola azienda famigliare. Che ha saputo attraversare oltre novant’anni di storia internazionale cogliendo, di volta in volta, le opportunità che le innovazioni tecniche e industriali offrivano.
Una caratteristica, questa, che fa parte del Dna aziendale fin dal principio, come racconta Elena Comolo, amministratore dell’azienda insieme al marito Stefano Dotti e rappresentante della terza generazione nella ditta fondata dagli zii paterni. “Tutto ebbe inizio quando un cliente chiese ai miei prozii, che vendevano blocchi di carta millimetrata, se fossero in grado di procurargli dei rotoli di grandi dimensioni, alti un metro. Non esistendo in commercio, loro si ingegnarono inventando una grande macchina grazie alle quale si misero a produrre, unici in Italia a quei tempi, questi rotoli di carta millimetrata”.
Da lì in avanti il progresso fu costante. E non si interruppe nemmeno con lo scoppio della seconda guerra mondiale. I due fratelli Patellani riuscirono, infatti, a portare avanti la propria attività spostando una prima macchina, e poi recuperando da sotto le macerie dei bombardamenti i pezzi di una seconda, dal laboratorio milanese in via Olona alle campagne della Valsesia.
Mentre il conflitto era in corso, Tecnocarta riuscì così a garantire i rifornimenti di grosse bobine di carta alle grandi industrie, a partire dalla Fiat. Subito dopo la fine della guerra, l’azienda tornò a operare a Milano, in una nuova sede in via Cola di Rienzo, dove l’attività continuò a svilupparsi fino alla fine degli anni Sessanta con la produzione di carta per apparecchi industriali.
Poi, a cavallo tra gli anni Sessanta e Settanta, arrivò la produzione per il settore medicale, con le prime carte inchiostro e carte termiche per gli elettrocardiografi. I risultati furono subito molto positivi. Tanto che nei decenni successivi l’espansione del settore medicale trainò anche la crescita dell’azienda, aprendole le porte ai mercati esteri.
Oggi circa il 70% della produzione è destinata al di fuori dell’Unione Europea e i prodotti Made in Buccinasco sono presenti in 63 Paesi diversi in tutti i continenti. Dalla Nuova Zelanda alla Svizzera. Dagli Stati Uniti, con dei clienti particolari come il Ministero della Difesa e il Corpo dei Marines, al Brasile. Dal Marocco alla Malesia. Dal Sudafrica a Taiwan.
“Il settore trainante della nostra attività è ormai diventato quello medicale, perché l’industriale si è ristretto al punto che ormai le aziende che producono rotoli e pacchetti si contano sulle dita di una mano a livello internazionale”, racconta Elena Comolo. “Dai primi anni Duemila, poi, ci siamo lanciato nella nuova attività di produzione di biglietti, che sta crescendo progressivamente e che è parecchio diversificata”.
I biglietti prodotti da Tecnocarta, azienda iscritta ad API, l’Associazione delle Piccole e Medie Industrie, sono infatti utilizzati per i parcometri in Italia e all’estero, compresi quelli presenti all’aeroporto di Malé, capitale delle Maldive, per concerti e grandi eventi, per musei. Ma anche per le multe, la cui carta realizzata con l’impiego di un film speciale resistente all’acqua viene utilizzata dalla polizia in Italia, Francia e Belgio.
Una serie di utilizzi che fa sì che in tutto il mondo possa capitare di ritrovarsi in mano senza saperlo un pezzo di carta firmato dall’azienda meneghina. Che, pur restando una piccola realtà a livello famigliare, con 14 dipendenti, due amministratori e tre adorabili cani, come viene orgogliosamente sottolineato tra i numeri pubblicati sul sito ufficiale, è diventata vera e propria ambasciatrice internazionale del genio lombardo.
Libero, 15 agosto 2020