Coim è leader internazionale nell’industria chimica e vende in oltre 150 Paesi. I suoi prodotti vengono utilizzati nel campo alimentare, in quello delle calzature, dell’edilizia, della nautica e in tanti altri.
Pensi all’industria chimica e la mente corre immediatamente alle autocisterne che si incrociano in autostrada o ai grandi impianti il cui profilo è caratterizzato da ciminiere e silos. In un modo o nell’altro, a un’immagine comunque lontana dal nostro vissuto quotidiano.
Invece, a differenza di quello che possiamo immaginare, tutti quei prodotti con nomi incomprensibili per i non addetti ai lavori, non solo hanno un impatto diretto su ciò che facciamo giornalmente, ma spesso contribuiscono anche a migliorare le nostre vite. Questo, almeno, è ciò che si scopre ripercorrendo la storia di Coim, gruppo leader nel settore della chimica che, partendo dal piccolo comune di Offanengo, poco meno di 6 mila abitanti a una manciata di chilometri da Crema (in provincia di Cremona), è riuscito a conquistare i mercati di tutto il mondo.
Il lampo di genio che dà inizio dell’avventura nel 1962
“La nostra avventura è partita nel 1962, quando Mario Buzzella e Cesare Zocchi, un tecnico e un suo cliente uniti dalla passione per la chimica, ebbero la grande intuizione di entrare in un campo dell’industria chimica italiana che allora era scoperto. Cominciarono così a produrre un composto che all’epoca era difficilmente reperibile nel nostro Paese, il metiletilchetone perossido (il Ketanox), utilizzato per la produzione di manufatti in vetroresina”, spiega Giuseppe Librandi, presidente e amministratore delegato di Coim, gruppo che nel proprio board ha i rappresentanti delle famiglie fondatrici tra cui Francesco Buzzella, figlio del fondatore e presidente di Confindustria Lombardia.
Quell’intuizione consentì all’azienda, allora una piccola impresa con pochi dipendenti, di crescere rapidamente e di inserirsi, secondo quella che si sarebbe rivelata una strategia vincente dei due soci anche nei decenni successivi, in spazi inesplorati del mercato. Dai plastificanti monomerici usati nel mondo della cellulosa, ai poliesteri saturi per le suole delle calzature sportive, fino ai prodotti (poliesteri, poliuretani e resine) utilizzati in decine di altri settori.
La crescita e l’espansione all’estero
Una crescita senza sosta che ha portato il gruppo a differenziare notevolmente le proprie attività. E, a partire dagli anni Novanta, ad espandersi all’estero con stabilimenti produttivi in Brasile, negli Stati Uniti, a Singapore e in India.
“Oggi abbiamo una ventina di linee di business e operiamo per i settori più disparati”, sottolinea Librandi, “perché abbiamo capito che solo diversificando si possono gestire periodi difficili come quello attuale: il mondo è cambiato e continua a cambiare, e sapersi adeguare ai diversi momenti è fondamentale. In tal senso noi non abbiamo mai delocalizzato per risparmiare, ma per andare a produrre laddove i nostri clienti avevano delocalizzato la loro produzione. Per far ciò, abbiamo dovuto re-inventare prodotti che, se andavano bene in Europa, non erano più in linea con le richieste delle altre parti del mondo. L’abbiamo fatto investendo in ricerca e sviluppo in tutti i nostri siti produttivi e questa è stata di certo la chiave del nostro successo”.
I campi di applicazione? Praticamente tutti
I campi di applicazione dei prodotti di Coim spaziano davvero ovunque. Dall’automotive, con le carrozzerie che sempre più spesso sono incollate anziché saldate, all’enologia, con inchiostri, adesivi e vernici termosaldanti. Dallo sport, con il TPU (la plastica rigida) per gli scarponi da sci e i collanti per l’abbigliamento tecnico, all’ambito sanitario, con il TPU per le cannule delle flebo. Dal campo alimentare, dove gli incarti sono spesso fatti di più strati con caratteristiche diverse incollati tra loro (anche se all’apparenza sembra un unico film), all’elettronica. Fino all’edilizia, alla nautica, al comparto minerario e agli allevamenti di bestiame.
“Per semplificare possiamo dire che serviamo dalla grande industria al piccolo artigiano e che i nostri prodotti sono venduti in oltre 150 Paesi nel mondo, dall’Australia al Canada, dall’India all’Europa, dove siamo leader nel settore degli adesivi per imballaggi flessibili”, spiega il presidente di Coim. “Gli altri due settori maggiormente strategici per il gruppo, che conta circa 1.200 dipendenti nel mondo di cui 500 in Italia, sono quello dei poliesteri polioli per sistemi poliuretanici per l’isolamento delle abitazioni e quello dei poliesteri e sistemi poliuretanici per il settore della calzature”.
Oggi il 50% della produzione è assorbito dai mercati extra europei. Non male per un gruppo che nel 2020 ha registrato un fatturato di 700 milioni di euro e una redditività record. E che è riuscito a imporsi su scala mondiale mantenendo nel proprio Dna quel legame con i dipendenti e il territorio tipico delle aziende famigliari.