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Iolanda Pensa, capo di Wikimedia Italia: “La nostra è stata un’avventura geniale”

Intervista alla numero uno dell’associazione che sta dietro a Wikipedia: “Sembravamo dei folli, invece la nostra enciclopedia digitale ora compie 20 anni”

Finalmente una donna, e che donna, per le nostre Interviste geniali. Si chiama Iolanda Pensa, ha 45 anni, vive a Milano, lavora in Svizzera ma ha radici lariane (è cresciuta a Dervio, ramo lecchese del lago di Como, dove torna spessissimo).

Determinata, ma nello stesso tempo gentile e dolcissima, forse non le piace se la paragonano a Wonder Woman, ma scusate se questa ricercatrice e critica d’arte  dal curriculum pazzesco, madre di due figli di 11 e 12 anni, è da poco la numero uno di Wikimedia Italia. Una storia, la sua, che vale la pena di condividere proprio nei giorni del compleanno di Wikipedia, l’enciclopedia digitale che il 15 gennaio compie 20 anni.

Iolanda Pensa, da semplice volontaria a presidente di Wikimedia Italia, l’associazione che supporta e promuove i progetti della casa madre, cioè Wikipedia. Siamo curiosi, ci racconti.

“Sì, tutto è nato nel 2006, con una semplice correzione in tema di arte africana. Comunque volontaria lo sono ancora. La mia è una qualifica a zero retribuzione, ma è la passione che mi muove. Senza di quella, nulla sarebbe stato possibile”.

E’ la caratteristica di voi wikipediani. Non vi sentite un po’ dei marziani?

“Io ho i piedi ben piantati per terra, ma certo, quando tutto iniziò poteva sembrare un’impresa folle. Costruire un’enciclopedia (aperta e modificabile), un’informazione libera a tutti, partendo dal concetto che ognuno dei volontari offre un pezzetto del proprio sapere a beneficio della collettività. Il tempo ci ha dato ragione, la nostra iniziativa non si è rivelata effimera: oggi si contano 800 milioni di lettori, senza contare le pagine che vengono visualizzate all’interno di altri siti. Nel 2001 si partì con dieci edizioni linguistiche, ora sono circa 300”.

Internet era, ed è, alla base di tutto. Cosa è cambiato, in tempi di fake news e di censure?

“Il tema chiave è quello della credibilità. E’ la scommessa del presente e lo sarà ancora di più nel futuro. La rivoluzione di Wikipedia per essere davvero completa deve diventare ancora più puntuale e affidabile nei contenuti. Il pericolo della disinformazione esiste ora più che mai. Partecipare alla ricerca, accedere alla conoscenza, garantire la trasparenza dei dati: questi gli obiettivi che facciamo nostri e che ci devono distinguere dalla tante bufale in rete”.

Anche e soprattutto in questi tempi di pandemia?

“Certo, soprattutto ora. Il nostro è uno sforzo a livello internazionale per rendere i dati sicuri e trasparenti,  iniziando dalle fonti, in mesi in cui tra l’altro per le dure restrizioni le persone sono più a casa e navigano in continuazione in internet”.

A proposito, come vede la didattica a distanza alla quale i ragazzi italiani delle Superiori sono costretti a causa dei lockdown?

“La scuola online non è certo ottimale, ma di questi tempi non c’è stata scelta”.

E veniamo ai suoi progetti. Di cosa si sta occupando con Wikimedia Italia?

“In particolare del patrimonio culturale e artistico e dei monumenti italiani. Nell’associazione siamo un gruppo di 328 persone, tutti volontari come me. Lavoriamo a “Wiki loves Monument”, il più grande concorso fotografico mondiale che nel 2021 compirà dieci anni. Curo soprattutto della parte istituzionale e organizzativa. Altri progetti sono legati a Wikidata, che si occupa anche di intelligenza artificiale, e a OpenStreetMap, una mappatura libera e collaborativa”.

Ricercatrice di arte contemporanea e africana alla Scuola universitaria della Svizzera italiana, due dottorati, uno in Antropologia sociale a Parigi e uno in Urbanistica a Milano. Grande viaggiatrice. E mamma. Quello che si dice una vita piena. La più grande soddisfazione?

“Come wikipediana sicuramente avere portato nel 2016 il raduno mondiale di Wikimania a Esino, paesino del Lecchese di 800 abitanti e mio luogo del cuore per ragioni familiari. Che sfida, battere la candidatura concorrente di Manila e succedere a Hong Kong e Città del Messico. La preparazione è stata lunga e impegnativa, ma è stato un grande successo: 1368 le persone arrivate da tutto il mondo, tra conferenze, eventi e amicizie nate in quei formidabili giorni. Sì, una scommessa vinta. A dimostrazione che la conoscenza può essere davvero aperta e universale anche se a ospitarla è un piccolo Comune”.

Serve anche un’idea geniale, un po’ di follia per realizzare un sogno?

“Certamente. Però in verità i grandi sogni non è che li realizzi così, un, due, tre via: li realizzi lavorando come un matto. Più un’idea è folle, e nel caso di Wikimania lo era, più il progetto deve essere dettagliato, organizzato nei minimi particolari. Grazie alla collaborazione di tante persone, nel caso di Esino”.

Credit immagine in evidenza: Foto di Sebastiaan tre Burg, CC BY-SA

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