Dopo un incidente che ha interrotto la sua carriera da ciclista, l’ex atleta valtellinese ha trasformato la tradizione di famiglia in un’impresa di successo internazionale portando le pentole di pietra ollare nelle cucine dei grandi chef del mondo
Se è vero che l’imprenditore è colui che vede un’opportunità dove gli altri vedono un problema, la storia di Nicola Bagioli, valtellinese ex ciclista professionista la cui carriera aveva subito una pausa forzata in seguito a un incidente stradale, rappresenta un esempio straordinario di come la vita offra sempre nuove occasioni a chi è capace di coglierle. Investito da un’auto alla vigilia del Giro d’Italia del 2019, quando aveva 24 anni, e costretto a fermarsi per un periodo prolungato, Bagioli, oggi trentenne, ha infatti utilizzato quel periodo senza bicicletta per reinventarsi. Lo ha fatto andando alla riscoperta delle tradizioni di famiglia e del territorio, dando vita a Lavéc, realtà artigiana specializzata nella produzione di pentole di alta qualità in pietra ollare valtellinese che oggi, grazie all’intuizione di ampliare il mercato attraverso i social network, sono super ricercate dagli chef stellati e richieste in tutto il mondo.



Produrre lavéc è la tradizione di famiglia
“Quando ho capito che avrei dovuto fare un altro mestiere, mi sono detto che avrei comunque voluto continuare a fare qualcosa che mi piacesse, come avevo fatto fino a quel momento dedicandomi al ciclismo”, racconta Bagioli. “Così, dopo qualche resistenza, ho convinto la mia famiglia a riattivare il vecchio tornio che per almeno quattro generazioni era stato utilizzato per produrre i tradizionali lavéc valtellinesi (le pentole in pietra ollare, appunto) e che era stato abbandonato per una trentina di anni dopo che mio nonno era mancato”.
A insegnare a Nicola l’antica arte della produzione di pentole in pietra, che vanta una tradizione secolare in Valtellina, è stato papà Roberto, il quale aveva lasciato l’attività poco più che ventenne per dedicarsi ad altro in un’epoca nella quale, alla fine del secolo scorso, la richiesta di lavéc in valle era peraltro progressivamente diminuita. “Queste pentole”, spiega infatti Nicola, “qui in Valmalenco si tramandano di generazione in generazione, per cui di fatto ogni famiglia ne ha almeno una in casa”.
È anche per questo che all’inizio l’idea si è scontrata con le mille perplessità di amici e parenti. “Tutti temevano che la cosa non funzionasse, mentre io ero convinto che la qualità del prodotto, la possibilità di garantire una cottura sana come quella della pietra ollare e il fatto che il mercato potenziale fosse molto più ampio di quello valtellinese rappresentassero presupposti positivi”, ricorda Nicola.


Dal tornio ai social: la rinascita dei lavéc
Il resto l’ha fatto l’intuizione di puntare sui social network grazie all’expertise di Arianna Dell’Agostino, moglie e compagna di avventura di Nicola in questo viaggio imprenditoriale. I video pubblicati sui social, primo fra tutti Instagram dove Lavéc conta quasi 90 mila follower, mostrano la lavorazione della pietra, la produzione delle pentole e il loro utilizzo per cucinare. E fin dal principio sono stati tanto apprezzati da spingere clienti da tutta Italia a ordinare la propria pentola o piastra per cottura, che vengono prodotte su ordinazione e il cui costo parte da poco più di 100 euro per arrivare a superare quota 500 euro.
“La pietra ollare, grazie alla sua capacità di mantenere il calore costante e uniforme, è ideale per cotture lente come quelle di zuppe, carni, risotti e pane”, spiega Arianna. Ma l’espansione internazionale ha portato sorprese: clienti stranieri hanno iniziato a usarla anche per pesce e marmellate, applicazioni impensabili per la tradizione valtellinese.
In un mercato sempre più attento alla salute e alla sostenibilità, i lavéc offrono un’alternativa durevole e naturale: se trattati con cura, durano per generazioni. E possono essere utilizzati su stufe, gas, in forno e, con l’adattatore, anche sull’induzione.
Oggi Lavéc è nelle cucine di tutto il mondo
Il resto è storia di oggi. Dagli chef stellati che usano le pentole Lavéc per i propri piatti, da Heinz Beck (tre stelle Michelin per il ristorante La Pergola a Roma) ad Alessandro Negrini (stella per il Luogo di Aimo e Nadia a Milano) solo per citarne un paio, ai clienti che acquistano anche dall’estero. “Vendiamo in tutta Europa, ma anche negli Stati Uniti e a Bangkok, in Tailandia, dove abbiamo mandato oltre 40 pacchi”, conferma divertito Nicola. Fino al negozio di Lanzada, in Valmalenco, aperto lo scorso anno, nel quale si va anche alla scoperta della lavorazione dei lavèc.
Più geniale di così.