Dalla falegnameria artigianale al design internazionale: la storia di un’azienda che unisce passione, sostenibilità e maestria nel lavorare il legno
Se si dovesse trovare un fil rouge che ripercorra oltre un secolo di storia e che riassuma lo spirito dell’azienda, nata nel 1920 come piccolo laboratorio artigiano di falegnameria specializzato nella produzione di mobili in legno massello e diventata oggi brand riconosciuto a livello mondiale, sarebbe sicuramente la voglia di tramandare dei valori positivi e di lasciare un’eredità alle future generazioni.
Dall’utilizzo di legni rari come il Kauri, una conifera millenaria di 45 mila anni che si trova solo in Nuova Zelanda, al recupero delle briccole veneziane, con la destinazione a nuova vita dei pali che segnalano la bassa marea nella laguna veneta, fino alla trasmissione ai giovani della passione e delle competenze necessarie per lavorare il legno e trasformarlo in un mobile o complemento d’arredo, l’azienda canturina Riva 1920 sembra aver inscritto nel proprio DNA l’idea che tutto ciò che facciamo debba lasciare un segno positivo destinato a durare nel tempo.
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Dal laboratorio di Cantù ai grandi nomi del design
D’altra parte, quello di produrre per tramandare è una sorta di motto di questa realtà guidata da Maurizio Riva, personaggio vulcanico che dal nonno prima e dal padre poi ha ereditato non solo l’azienda, ma anche una passione e un’etica che segnano profondamente sia la sua attività, sia il suo universo relazionale. Oggi settantenne, è lui che insieme a i fratelli ha trasformato quello che era un piccolo laboratorio in un’azienda che vanta collaborazioni con i grandi nomi mondiali dell’architettura e del design, da Renzo Piano a Philippe Starck, da Mario Botta a Paolo Pininfarina, e i cui mobili sono in Vaticano, nei palazzi degli emiri arabi, dei grandi architetti mondiali, degli imprenditori più noti, ma anche in quelle di semplici amanti della qualità e dello stile.
Una realtà che si è affacciata sulla scena internazionale anche grazie al successo registrato al Salone del Mobile, ma che poi è riuscita a imporre l’idea che materiali di qualità e design moderno potessero andare d’accordo e dar vita a mobili destinati a valorizzare la materia prima e a sfidare il tempo nel rispetto dell’ambiente. Oggi Riva 1920 conta novanta dipendenti tra uffici, showroom e tre unità produttive, tutte nel raggio di un chilometro, ed esporta un terzo della produzione in Europa e un altro terzo in ogni angolo del pianeta: dagli Stati Uniti al Giappone, dalla Cina al Medio Oriente.
Un “semplice falegname” con riconoscimenti internazionali
“Noi lavoriamo ancora oggi come abbiamo sempre fatto”, racconta Riva, che, a dispetto del Compasso d’Oro alla Carriera, della Rosa Camuna di Regione Lombardia e di decine di altri riconoscimenti a livello nazionale e internazionale, dichiara con orgoglio di essere un “semplice” falegname. “Non usiamo truciolati, i cassetti hanno sempre incastri a coda di rondine tipici della tradizione ebanista e tutti i nostri prodotti, per i quali utilizziamo legni di riuso, come le briccole di Venezia o le barrique per il vino, e legni pregiati di forestazione, vengono rifiniti a mano con oli e cere naturali”.
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Un’eredità di valori tra artigianato e sostenibilità
D’altra parte, “quello della seconda e terza vita del legno e dell’impatto ambientale sono temi su cui noi lavoriamo da oltre 30 anni”, sottolinea il presidente di Riva 1920, che sul valore dell’artigianato e dei materiali, così come sul tema della sostenibilità, ha tenuto lezioni a centinaia di ragazzi di San Patrignano e di giovani studenti universitari in tutta Italia. Non solo. Perché nella propria sede di Cantù, Riva ha anche voluto realizzare un Museo, con oltre 5.000 pezzi in esposizione tra macchine e utensili per la lavorazione del legno, una serie di spazi formativi e didattici, e offrire alla comunità l’occasione di vedere l’eredità e la testimonianza di una tradizione produttiva che ha a lungo caratterizzato il distretto canturino.
Una tradizione che Riva 1920, azienda associata alla Compagnia delle Opere, porta avanti con la massima cura. Al punto che “la sera copriamo tutti i prodotti con dei teli rossi perché stiamo producendo per altre persone, e lo facciamo con tutta l’attenzione del caso”, sottolinea il presidente. “Ci teniamo molto a trasmettere questi valori ai giovani, perché anche se oggi è più difficile far passare certi messaggi e trovare ragazzi disposti a impegnarsi nella lavorazione del legno, siamo convinti che un’impresa abbia anche una responsabilità educativa e sociale nei confronti della comunità e del territorio”.