Donald Trump ha annunciato una nuova ondata di dazi su 60 partner commerciali, si tratta della misura protezionistica più drastica dal 1930
Il 2 aprile, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha annunciato una nuova ondata di dazi su 60 partner commerciali. Le tariffe sono state fissate proporzionalmente in base al deficit commerciale che gli USA registrano con ciascun Paese: maggiore il disavanzo (importano più di quanto esportano), più elevato il dazio.
Si tratta della misura protezionistica più drastica dal 1930, quando vennero introdotti dazi per proteggere l’economia americana dalla Grande Depressione. Il mercato ha reagito con forte negatività, registrando vendite generalizzate e una crescente incertezza.
Obiettivi della misura
Le motivazioni alla base dell’introduzione di queste tariffe doganali sono molteplici:
- Riequilibrare la bilancia commerciale, cercando di ridurre il deficit tra importazioni ed esportazioni;
- Proteggere l’industria manifatturiera americana dalla concorrenza straniera;
- Incentivare il reshoring, ovvero il rientro della produzione industriale negli USA a scapito di Cina e Vietnam;
- Aumentare gli introiti fiscali per finanziare, tra le altre cose, il taglio delle tasse promesso in campagna elettorale;
- Utilizzare i dazi come strumento negoziale per ottenere concessioni commerciali da altri Paesi.
I Paesi e i settori coinvolti
L’Europa e l’Asia sono le aree più colpite. Ecco l’impatto sui principali Paesi:
- Cina: tariffa complessiva al 34% (aggiuntiva rispetto al 20% preesistente);
- Vietnam: 46%;
- Svizzera: 31%;
- India: 26%;
- Corea del Sud: 25%;
- Giappone: 24%;
- Unione Europea: 20%;
- Regno Unito: 10%;
- Canada e Messico: esentati da nuovi aumenti, restano le tariffe già in vigore (25% su beni non-USMCA, 10% su energia e potassio).
Settori esentati (per ora): farmaceutico, semiconduttori, legname e rame.
Le conseguenze
L’impatto sui mercati è stato immediato e violento:
- Crollo dei mercati azionari, con una corsa agli investimenti considerati più sicuri (obbligazioni in rialzo);
- Crescente incertezza, con il rischio di una guerra commerciale e possibili contromisure da parte dei Paesi colpiti;
- Rischio stagflazione, ovvero un mix di inflazione in crescita e stagnazione economica. L’aumento dei prezzi delle importazioni potrebbe ridurre il potere d’acquisto e rallentare l’economia;
- Vendite diffuse su asset ciclici come materie prime, petrolio e gas naturale;
- Indebolimento del dollaro rispetto alle principali valute.
Quali saranno le prossime mosse?
La risposta dei partner commerciali sarà cruciale per capire se si aprirà uno spiraglio per le negoziazioni o se si entrerà in un’escalation di ritorsioni. Inoltre, i prossimi dati macroeconomici aiuteranno a valutare l’impatto sulle imprese e sulle decisioni delle banche centrali.
Come affrontare questa fase di incertezza?
Sebbene la volatilità dei mercati possa generare ansia, la storia insegna che:
- Un portafoglio diversificato aiuta a ridurre i rischi (le obbligazioni in questo momento stanno aiutando);
- I maggiori rialzi di borsa, sono sempre arrivati dopo i peggiori ribassi, entrambi rapidi e decisi;
- Evitare scelte emotive è fondamentale: vendere nel panico può significare perdere opportunità future;
- Rimanere investiti nel lungo termine consente di beneficiare della crescita storica dei mercati.
In sintesi, la situazione resta complessa e fluida. Restare aggiornati e mantenere un approccio razionale agli investimenti sarà fondamentale per navigare questa fase di incertezza economica globale.
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